Occhi senza volto
Les yeux sans visage
1960
Paesi
Francia, Italia
Generi
Horror, Drammatico
Durata
90 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Georges Franju
Attori
Pierre Brasseur
Alida Valli
Edith Scob
Juliette Mayniel
Alexandre Rignault
Beatrice Altariba
Francois Guérin
Claude Brasseur
Charles Blavette
René Génin
In una villa della periferia parigina il dottor Génessier (Pierre Brasseur), esperto nel trapianto di tessuti, tenta di ricostruire il volto della figlia Christiane (Edith Scob), rimasta orribilmente sfigurata a causa di un incidente automobilistico, deturpando avvenenti ragazze e usandole come materia prima. Ad attirare le malcapitate vittime, la fedele assistente Louise (Alida Valli), ma la morte della giovane Edna (Juliette Mayniel) scatenerà l'inevitabile tragedia. Da un romanzo di Jean Redon (anche sceneggiatore con Pierre Boileau, Thomas Narcejac, Claude Sautet e Pierre Gascar collaboratore ai dialoghi), un folgorante horror in bilico tra fisicità estrema e stranianti derive allucinatorie. Usando come perno le aberrazioni dell'essere umano, impegnato in una parossistica volontà di supremazia e onnipotenza che lo spinge a volersi sostituire a Dio, Franju definisce l'anomalia connaturata al reale, tratteggiando l'iter di degenerazione di un uomo che non si vuole rassegnare alla sconfitta. Ma il vero centro propulsore della vicenda si rivela l'ambigua Christiane, angelica e al tempo dispensatrice di morte, eterea ma estremamente terrena con le ferite che ne affliggono la carne, attirata dal miraggio di una nuova vita ma perennemente in bilico tra rinnovamento e senso di colpa («Quando mi guardo allo specchio, è come se guardassi qualcuno che mi somiglia... ma che viene da lontano, molto lontano»). Franju vola alto, contribuendo a ridefinire i canoni del genere ed esaltando l'allucinante materia di base attraverso l'ambientazione spettrale (villa Génessier, sorta di girone infernale i cui sotterranei nascondono segreti inconfessabili, circondata da un giardino che sembra metaforizzare le atrocità di cui si macchiano i personaggi) e un uso strabiliante del sonoro (i latrati dei cani, agghiacciante contrappunto ai crimini del mad doctor). Disturbante, definitivo, imprescindibile. Innumerevoli sequenze da antologia (l'incipit, con la macchina da presa che inganna le attese spettatoriali inquadrando un cadavere dallo specchietto retrovisore di una macchina; l'insostenibile operazione di Génessier ai danni di Edna), caratterizzazioni memorabili e uno straordinario finale che inneggia alla libertà, permeato da una violenza quasi catartica. Colonna sonora di Maurice Jarre, fotografia di Eugen Schüfftan.
Maximal Interjector
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