Il testamento di Orfeo
Le testament d'Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi!
1960
Paese
Francia
Generi
Sperimentale, Fantasy
Durata
77 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Jean Cocteau
Attori
Jean Cocteau
Françoise Arnoul
Claudine Auger
Jean Marais
Pablo Picasso
Lucia Bosé
Luis Miguel Dominguín
Yul Brynner
Charles Aznavour
Jean-Pierre Léaud
Brigitte Bardot
Un poeta (Jean Cocteau) con lo straordinario potere di viaggiare nel tempo sbarca negli anni Cinquanta, dove incontrerà una serie di personaggi e bizzarre creature. La volontà testamentaria, già esplicitata nel titolo, è quella del poeta Cocteau che, quattro anni prima della sua morte, chiude la trilogia orfica iniziata con Le sang d'un poète del 1932 e proseguita con Orfeo del 1950, riunendo molti degli amici e collaboratori di lunga data in un compendio di volti e stilemi caratteristici della sua opera. Un elenco sterminato di camei illustri, da Pablo Picasso a Lucia Bosé e Luis Miguel Dominguín, da Yul Brinner a Charles Aznavour, da Jean Pierre Léaud fino all'attore-feticcio e amante di Cocteau, Jean Marais, già protagonista di molti suoi film, accompagna il peregrinare del poeta nei mondi alternativi del suo immaginario. Dominato da una decadente pulsione di morte e da uno slancio narcisistico e autocelebrativo che altrove appesantisce ma qui, nobilitato dalla volontà testamentaria, commuove e annichilisce, il film si snoda tra un quadro surrealista e l'altro, in un universo intriso di tragedia ed epos, tra uomini-cavallo e statue che prendono vita, mentre l'autore stesso si autocita, mostra la propria villa, vaga da un incontro all'altro, da un processo kafkiano alla morte per mano della dea Atena con conseguente resurrezione. Perché «un poeta non muore mai», come sembra ricordare Cocteau a se stesso più che al suo pubblico, in un ultimo, disperato tentativo di esorcizzare la propria morte attraverso l'arte. Indubbiamente autoreferenziale e sfacciatamente autocompiaciuto, è anche una testimonianza importante di un cinema irriverente e coraggioso, sperimentale ma al contempo sornione, che sembra, a conti fatti, un gigantesco sbeffeggio alla modernità concreta e priva di poesia del Boom economico e una dichiarazione programmatica di intenti: come Orfeo, Cocteau è determinato a ritornare dall'Ade.
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