In un ospedale di Brest, una pneumologa (Sidse Babett Knudsen) trova un legame diretto tra alcune morti sospette e l'uso di Mediator, un farmaco che è in commercio da trent'anni. Combatterà per farlo ritirare dal mercato e sarà pronta a sfidare persino il colosso farmaceutico che lo commercializza.



Il film è ispirato ai fatti vissuti dalla dottoressa Irène Frachon tra il 2009 e il 2010, il tono è investigativo e la vicenda può ricordare quella di Erin Brockovich, attivista a cui Steven Soderbergh ha dedicato un film di successo con Julia Roberts. La vicenda che narra Emmanuelle Bercot in 150 milligrammi è delicata e avvincente, si rimane coinvolti dai fatti anche se l’autrice francese esagera con la retorica e la sua regia vuole spesso essere la vera protagonista: troppi gli inserti musicali e le scelte visive tese a stupire per un progetto già interessante di per sé, a cui sarebbe bastata una messinscena maggiormente minimale. Il lato di denuncia della narrazione è comunque efficace, mentre il cast funziona a metà e Benoît Magimel in particolare è lontano dall’intensità che il ruolo avrebbe richiesto.
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