Estate 1945: la guerra è appena finita in Europa e un paesino della campagna ungherese cerca di tornare alla normalità, malgrado la presenza dei soldati sovietici. Il fragile equilibrio viene però incrinato dall'arrivo di due forestieri (Péter Rudolf e Bence Tasnádi), ebrei sopravvissuti all'Olocausto. Sebbene i due uomini trascorrano solo poche ore nel villaggio, effettuando un rito funebre in memoria dei loro congiunti, di cui possiedono solo alcuni oggetti, la loro semplice presenza scatena reazioni di paura e una serie di eventi a catena dai risvolti tragici: salta il matrimonio del figlio del notabile, a cui doveva partecipare tutto il paese, la drogheria viene incendiata e un uomo si suicida. La verità emerge lentamente ma inesorabilmente in un crescendo di tensione: molte famiglie si sono arricchite grazie alla deportazione della comunità ebraica, impossessandosi di case, terreni e attività, anche denunciando i loro più cari amici. Ora però non tutti riescono a convivere con i sensi di colpa.

Il regista ungherese Ferenc Török dimostra di aver assorbito profondamente la lezione del maestro Béla Tarr, confezionando un’opera tanto rigorosa e sobria nello stile quanto efficace ed emozionante nel suo svolgimento, in cui la Storia si intreccia con le vicende individuali e collettive di una piccola comunità. Un elegante bianco e nero ci accompagna per 90 minuti, dove non ci sono sequenze memorabili ma in cui comunque nessuna inquadratura è superflua, mentre crescono profondi interrogativi morali su colpa, responsabilità, castigo e redenzione accompagnati da una forte pulsione spirituale. 1945 si propone di esplorare un periodo storico spesso trascurato mostrando una società che cerca di fare i conti con gli orrori recenti, perpetrati o tollerati per interesse personale, mettendo a nudo la complessità dei rapporti umani e il prezzo della complicità. Presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino nel 2017, rappresenta un’opera significativa per comprendere non solo la memoria storica ungherese e le ferite ancora aperte del dopoguerra, ma anche per capire le dinamiche sociali e politiche dell’Ungheria contemporanea.



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