Linda Susan Boreman (Amanda Seyfried) si innamora e sposa Chuck Traynor (Peter Sarsgaard), che la introduce al mondo del porno. Preso il nome di Linda Lovelace, entrerà prepotentemente nell'immaginario collettivo mondiale grazie al successo stratosferico di La vera gola profonda (Gerard Damiano, 1972), film hard capace di incassare oltre 600 milioni di dollari.

Già registi del discreto Urlo (2010), Rob Epstein e Jeffrey Friedman cambiano totalmente registro e scelgono di narrare la parabola infelice dell'attrice e icona Linda Lovelace. Il risultato è pedestre e approssimativo, caratterizzato da una netta confusione sulla direzione della vicenda e permeato di fastidiosa retorica (i siparietti con i genitori di Linda, interpretati da Sharon Stone e Robert Patrick), nonché da una buone dose di faziosità (la Lovelace viene dipinta come capro espiatorio e vittima sacrificale, purificata dagli effettivi problemi psicologici che minavano il suo già fragile equilibrio). Totale assenza di approfondimento sociologico, determinante nel tratteggio di un decennio fondamentale per la storia americana, e una protagonista fuori parte; il cast di contorno, in ogni caso, fornisce prove accettabili. Juno Temple è Patsy, Adam Brody è Harry Reems. Scritto da Andy Bellin; presentato al Festival di Berlino.
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