Mathilde (Emmanuelle Bercot) è una reporter di guerra che viene stanziata in Kurdistan, dove viene affidata a una pattuglia di sole donne, disposte a tutto pur di liberare il loro paese. La squadra è capitanata da Bahar (Golshifteh Farahani), una donna coraggiosa che ha subito dei gravi traumi in passato.



Prendendo ispirazione da una storia vera, la regista francese Eva Husson firma una pellicola di guerra al femminile, impegnata ma completamente incapace di portare avanti gli interessanti spunti iniziali. Se il copione procede in maniera didascalica, alternando il presente sul campo a episodi del passato delle protagoniste, la regia scade in una costante rappresentazione del dolore in maniera retorica e, soprattutto, ricattatoria. Husson forza in tutti i modi possibili il coinvolgimento dello spettatore, ma finisce soltanto per infastidire e non risultare mai sincera o spontanea come dovrebbe. Non c'è molto altro da dire per un film che fin dall'inizio mette in campo una netta dicotomia bene-male, non portando avanti alcuna riflessione degna di nota che vada oltre all'impegnato soggetto di partenza. Cast incolore, in cui anche Emmanuelle Bercot e Golshifteh Farahani appaiono spaesate e mal dirette. Evitabile, il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes.
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