Marina (Daniela Vega) ha una relazione con Orlando (Francisco Reyes), uomo sposato e molto più grande di lei. Una notte, a causa di un malore, Orlando muore improvvisamente e Marina viene considerata dalle autorità responsabile del tragico avvenimento. Osteggiata dalla famiglia del defunto, la donna dovrà combattere con tutte le sue forze per vincere una battaglia identitaria che la vede protagonista su più fronti.

Il regista cileno Sebastián Lelio firma un'opera ambiziosa, intensa e molto stratificata, supportata da un apparato cinematografico efficace, seppur non privo di difetti. Quella di Marina è una storia di misteri e di fantasmi nella quale l'autore poco alla volta conduce i suoi personaggi (e noi spettatori insieme a loro) attraverso gli abissi di una spirale emotiva sempre più cupa e vorticosa da cui non solo sarà impossibile uscire, ma persino orientarsi. Senza privarsi di echi ereditati dal cinema di Pedro Almodóvar, il film scorre saldamente tra i molti segreti che affiorano col passare dei minuti, mentre diverse sequenze confermano il talento visivo di Lelio (la scena del vento fra tutte) dopo il già riuscito Gloria (2013). Il regista incentra il suo lavoro proprio sulla continua battaglia in nome di una ricerca identitaria che la protagonista dovrà vivere su un doppio fronte: quello individuale legato alla propria sfera sessuale in equilibrio precario (come dimostra la scena dello specchio) e quello dell'accettazione da parte di una società spinosa e ostile (personificata dalla famiglia di Orlando), incapace di accogliere al suo interno gli individui meno conformi alle norme del "buon costume". La carne al fuoco è molta e il regista non sempre riesce a mantenere un controllo totale sulla materia lasciando insoluti alcuni passaggi narrativi (la busta iniziale e la scena del cassetto), ma le suggestioni sono numerosissime e i minuti iniziali da pelle d’oca. Ottima prova di Daniela Vega (vera transgender), ma anche il resto del cast (sono presenti diversi volti noti ai fan di Pablo Larraín, qui in veste di produttore) fa perfettamente il suo dovere. Presentato in concorso alla Berlinale 2017 dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura.
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