Agora
Agorà
Durata
127
Formato
Regista
Quarto secolo dopo Cristo, Alessandria d'Egitto. La filosofa e astronoma Ipazia (Rachel Weisz) ha un gruppo di allievi di diversa estrazione sociale e religiosa. La sua esistenza, però, sta per essere sconvolta: la pace del luogo viene messa a repentaglio quando gli umili e gli schiavi vengono sedotti dal carisma dei Parabolani, decisi a imporre la religione cristiana. E quando questi ultimi marciano sull'agorà, gli eventi precipiteranno.
Con Agorà, il cileno Alejandro Amenábar realizza un grande pamphlet storico, capace di creare automaticamente parallelismi tra il passato e il presente, sia in campo storico-politico che religioso. L'ambizione del regista di The Others (2001) è evidente fin dai primi minuti, ma il risultato non è all'altezza, sia dal punto di vista tecnico che narrativo: 73 milioni di dollari (un budget molto alto per una produzione europea) per scenografie poco convincenti ed effetti digitali non eccelsi. Le premesse non sono poi tanto male, e nella prima parte ci sono diversi momenti riusciti: peccato, però, che con il passare dei minuti la pellicola si faccia eccessivamente prolissa e i personaggi sempre più stereotipati. Anche gli attori risultano monocordi e inadeguati, a partire dalla spaesata protagonista Rachel Weisz.
Con Agorà, il cileno Alejandro Amenábar realizza un grande pamphlet storico, capace di creare automaticamente parallelismi tra il passato e il presente, sia in campo storico-politico che religioso. L'ambizione del regista di The Others (2001) è evidente fin dai primi minuti, ma il risultato non è all'altezza, sia dal punto di vista tecnico che narrativo: 73 milioni di dollari (un budget molto alto per una produzione europea) per scenografie poco convincenti ed effetti digitali non eccelsi. Le premesse non sono poi tanto male, e nella prima parte ci sono diversi momenti riusciti: peccato, però, che con il passare dei minuti la pellicola si faccia eccessivamente prolissa e i personaggi sempre più stereotipati. Anche gli attori risultano monocordi e inadeguati, a partire dalla spaesata protagonista Rachel Weisz.