Minnesota, anni Novanta. Il detective Bruce Kenner (Ethan Hawke) è chiamato a indagare sullo strano caso di un uomo (David Dencik) che abusa della figlia adolescente (Emma Watson), ma non riesce a ricordare le sue azioni terribili. Occorrerà l’aiuto del Dr. Raines (David Thewlis), uno psicologo, ma potrebbe non bastare.

Il ritorno all’horror-thriller di Alejandro Amenábar, dopo il notevole The Others (2001), non mancherà di far storcere il naso a quanti ne avevano ammirato lo stile tenebroso e la padronanza assoluta dei tempi scenici. Regression, infatti, è un prodotto malriuscito che avrebbe potuto essere diretto da qualunque mano in cerca di brividi a poco prezzo per ragioni di botteghino: non si può dire che sia confezionato male, specialmente nella prima parte, ma finisce presto per girare a vuoto e l’elemento soprannaturale, anziché aggiungere fascino, risulta risaputo e quasi posticcio. Se la prova della giovane Watson è quantomeno sufficiente, non è altrettanto riuscito il detective interpretato da Ethan Hawke, legnoso e totalmente privo di guizzi. Una visione prevedibile, diretta svogliatamente, basata su uno script modesto (dello stesso regista) e su personaggi piatti. Una débâcle per l'autore cileno.
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