Amore, furti e altri guai

Al-hob wa al-sariqa wa mashakel ukhra

Anno

Paese

Durata

90

Formato

Regista

Il ladro d’auto palestinese Mousa (Sami Metwasi) non immagina che l’oggetto del suo ultimo furto gli sconvolgerà la vita: nel bagagliaio della macchina rubata, infatti, trova un soldato israeliano prigioniero (Riyad Sliman). Mousa non sa che fare dell’inaspettato ostaggio e non può nemmeno rivendere i pezzi dell’auto per coronare il suo sogno di emigrare in Europa.



Girato in un bianco e nero debitore della Nouvelle Vague, Amore, furti e altri guai è il primo lungometraggio di finzione del palestinese Muayad Alayan, presentato al Festival di Berlino nel 2015 nella sezione Panorama. Lo spunto è abbastanza originale, ma altrettanto non si può dire dello sviluppo, troppo influenzato da elementi culturali difficilmente comprensibili fuori patria e poco esportabili, che finiscono inevitabilmente per appesantire il ritmo. Il talento visivo c’è in nuce, ma fatica a esprimersi, e la storia tende a girare su se stessa senza trovare una vera coesione, né una motivazione forte, anche a causa di consistenti oscillazioni di tono. Ancora immaturo, ma formalmente curato e dotato di una bella colonna sonora dagli accenti jazz di Nathan Daems.
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