Antoine (Gérard Depardieu) arriva a Tangeri, non solo per dirigere i lavori di un cantiere, ma soprattutto per ritrovare la donna che ha sempre amato, Cécile (Catherine Deneuve), sposata con un medico marocchino.

Dopo Lontano (2001), André Téchiné torna a girare a Tangeri, porto di culture e amori clandestini. Tre coppie anomale e distanti, Antoine e Cécile, il figlio Sami (Malik Zidi) e il custode Bilal (Nadem Rachati) e le due gemelle (entrambe interpretate da Lubna Azabal) si riavvicinano per un'attrazione inevitabile ma si scontrano, chi per ragioni sociali (la coppia omosessuale), chi religiose (le sorelle musulmane), chi per normali deviazioni di vita (i maturi Depardieu e Deneuve). Con uno sguardo a tratti più sperimentale (e gratuito) del solito, come nella sequenza astratta e frenetica dei lavori edili nel cantiere, e grazie a una camera a mano che segue le incertezze fisiche e psicologiche dei suoi personaggi, il regista francese tiene a raccontare l'ostinazione romantica per l'amore ideale, che non invecchia nonostante il passare del tempo e nonostante l'amaro sospetto che esso duri solo nell'assenza e nel desiderio (con alcuni indizi visionari a mostrarcelo: i cani, l'incidente iniziale). Ne risulta un film ambizioso e a tratti incisivo, ma incapace di portare fino in fondo le tante riflessioni accennate lungo il cammino. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
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