Scott Lang (Paul Rudd), scontata la pena, esce di prigione e viene contattato da Henry Pym (Michael Douglas) per prender possesso della tuta di Ant-Man: questa gli permetterà di rimpiccolirsi, ma anche di elevare esponenzialmente la sua forza, così da riuscire a sconfiggere un grosso pericolo incombente.

La fase “post Age of Ultron” è iniziata con questa pellicola, che si discosta dai cinecomic Marvel dell'universo Avengers, avvicinandosi maggiormente al tono scanzonato di Guardiani della Galassia (James Gunn, 2014), senza però raggiungerne il livello. Paul Rudd risulta poco carismatico, mentre funzionano Michael Douglas nei panni di Pym e Corey Stoll in quelli del villain di turno, naturalmente spietato, inquietante e crudele. È una pellicola nata sotto il segno di Edgar Wright, che ha lasciato poi la regia per dedicarsi alla sceneggiatura, con alternanza di sequenze di buona qualità – su cui, ovviamente, spiccano quelle nel minimondo – ad altre eccessivamente ammiccanti e fin troppo grottesche. Il risultato è un lungometraggio che intrattiene ed esegue efficacemente il suo compito di blockbuster, lasciando però a bocca asciutta chi si aspettava maggior profondità, anche a causa di alcune banalità narrative evidenti che, purtroppo, condizionano il lavoro finale.
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