Antigone
Die Antigone des Sophokles nach der Hölderlinschen Übertragung für die Bühne bearbeitet von Brecht 1948 (Suhrkamp Verlag)
Durata
100
Formato
Regista
Antigone (Astrid Ofner) decide di dare degna sepoltura al fratello Polinice, andando contro ai dettami del re di Tebe Creonte (Werner Rehm). La cieca furia del sovrano porterà solo morte alla città.
Un film di Huillet e Straub tratto dal testo teatrale di Brecht, adattato dalla traduzione di Hölderlin della tragedia di Sofocle. È chiaro fin da subito (e dal titolo originale che esplicita tutti questi passaggi) come la coppia transalpina abbia portato a livelli ancora più radicali del solito la loro messa in scena ricca di intertestualità iper-intellettuale e straniante teatralità. Torna il rimando diretto a Brecht, dopo Lezioni di storia di vent’anni prima, e del grande autore tedesco riprendono non solo lo stile ma anche l’indiscusso impegno politico: il film si chiude infatti con una didascalia dello stesso Brecht che ricorda quanto la tragedia classica può ancora descrivere le guerre del presente, e non a caso la frase è accompagnata dal minaccioso rumore di un elicottero. Non un teatro fuori dal tempo, bensì un cinema radicato nel presente che rimaneggia il passato con apparente pedissequo sguardo, e che invece ad ogni momento vuole offrire uno scorcio degli orrori odierni. Inquadrature fisse, recitazione impersonale, scenografia ridotta all’osso, luce naturale: il cinema di Straub e Huillet è scostante e di difficile accesso e questo film non fa eccezione e può risultare indigesto. Eppure, se si accetta di arrivare fino in fondo, si è testimoni di un cinema che sfida le mode per rimettere al centro la parola come atto stesso. Non cosa da poco. Bellissima e suggestiva l’ambientazione al teatro di Segesta, unica location del film.