Apparition – Amare oltre la morte
Kaidan
Durata
115
Formato
Regista
Periodo Edo. Colpito vilmente da un samurai che si è rifiutato di pagare il suo debito, un anziano usuraio muore lanciando una maledizione sul suo assassino. Diversi anni più tardi, Shinkichi (Kikunosuke Onoe) e Toyoshiga (Hitomi Kuroki), rispettivamente il figlio del samurai e la figlia dell'usuraio, si incontrano e si innamorano. Scopriranno presto l'orrore che pende sulle loro teste.
Tornato in Giappone dopo la piccola parentesi hollywoodiana di The Ring 2 (2005), Hideo Nakata compie la sua prima incursione nel jidai-geki adattando il popolare racconto di EnchÅ San'yÅ«tei Shinkei Kasane-ga-fuchi, già portato sullo schermo, fra gli altri, dal padre dell'horror giapponese Nobuo Nakagawa con The Ghosts of Kasane Swamp (1957). Era lecito pensare che per Nakata – che con il seminale Ring (1998) aveva da poco contribuito a fondare il moderno j-horror – l'opera tradizionale di San'yÅ«tei potesse essere la base per nuove sperimentazioni sul genere. Ne ha invece tirato fuori una ghost story di impianto classico, che mescola abilmente i generi (horror, melodramma e, nel finale, chambara), e che sceglie di restare cautamente all'ombra di formule e stilemi codificati, rifiutando qualsiasi dialogo con il presente. Decorosa confezione formale per un'occasione in buona parte sprecata.
Tornato in Giappone dopo la piccola parentesi hollywoodiana di The Ring 2 (2005), Hideo Nakata compie la sua prima incursione nel jidai-geki adattando il popolare racconto di EnchÅ San'yÅ«tei Shinkei Kasane-ga-fuchi, già portato sullo schermo, fra gli altri, dal padre dell'horror giapponese Nobuo Nakagawa con The Ghosts of Kasane Swamp (1957). Era lecito pensare che per Nakata – che con il seminale Ring (1998) aveva da poco contribuito a fondare il moderno j-horror – l'opera tradizionale di San'yÅ«tei potesse essere la base per nuove sperimentazioni sul genere. Ne ha invece tirato fuori una ghost story di impianto classico, che mescola abilmente i generi (horror, melodramma e, nel finale, chambara), e che sceglie di restare cautamente all'ombra di formule e stilemi codificati, rifiutando qualsiasi dialogo con il presente. Decorosa confezione formale per un'occasione in buona parte sprecata.