Prossimo alla pena capitale, Callum Lynch (Michael Fassbender) viene salvato da una misteriosa multinazionale che possiede un rivoluzionario macchinario capace di sbloccare le memorie genetiche. Lynch, così, rivivrà le memorie di un suo antenato, Aguilar, vissuto nella Spagna del XV secolo.

Prima di vedere Assassin’s Creed, in molti hanno pensato che fosse finalmente la volta buona per assistere a una potente trasposizione dal videogioco al grande schermo. I presupposti c’erano tutti: un videogame dalla notevole struttura narrativa, un regista dal discreto talento visivo come Justin Kurzel e un attore protagonista come Michael Fassbender che sembrava perfetto per il ruolo. Peccato però che bastino poche sequenze per capire di trovarsi di fronte un ennesimo adattamento dall’universo videoludico incolore e pasticciato. La sceneggiatura è macchinosa, gli unici spunti degni di nota sanno di già visto e l’ampio dispiego di effetti speciali non basta per rendere suggestive delle sequenze acrobatiche che, ormai, al cinema non hanno nulla da dire. Fatto ancor più grave, però, è il ritmo statico di una pellicola inutilmente tirata per le lunghe, prolissa e ridondante, che non riesce mai a divertire e fa rimpiangere il videogioco da cui prende spunto. Sprecato anche il ricchissimo cast.
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