A Londra, negli uffici dei servizi segreti britannici, si segnala una pericolosa fuga di notizie. Nessuno penserebbe mai che il colpevole sia il tranquillo Maurice Castle (Nicol Williamson), che ha dedicato la sua vita al lavoro.

L'ultimo film di Otto Preminger è la pessima conclusione di una grande carriera. Dal romanzo di Graham Greene, il regista ha dato vita a un film senile, stanco e incapace di adeguarsi ai ritmi del cinema di spionaggio degli anni Settanta. Appassionarsi alla trama è quasi impossibile, e la scialba fotografia non aiuta minimamente il coinvolgimento. Come se non bastasse, poteva durare mezz'ora in meno. Attori fuori parte e poco convinti di un progetto che, già sulla carta, risulta debole e sfilacciato. Peccato davvero, perché Preminger è stato uno dei più efficaci registi del cinema americano classico, con pellicole memorabili come Vertigine (1944) e Anatomia di un omicidio (1959).
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