Avorio nero
Anthony Adverse
Durata
141
Formato
Regista
Anthony Adverse (Fredric March) è un giovane aristocratico che, durante i suoi numerosi viaggi, incontra una donna (Olivia de Havilland) di cui si innamora, ma dalla quale si allontana per riprendere il suo peregrinare. Quando però scoprirà di avere avuto un bambino, proverà a riavvicinarsi non sapendo che, ormai, il cuore di lei appartiene a Napoleone Bonaparte (Rollo Lloyd).
Basato su un romanzo di Hervey Allen, Avorio nero è un film confezionato discretamente, ma complessivamente piuttosto scarno e facilmente dimenticabile. Mervyn LeRoy (qui accompagnato in cabina di regia da Michael Curtiz, non accreditato) ha infatti posto una cura minuziosa nel ricostruire l'ambiente scenico e avvalorare il film con una scrupolosa ricerca storica (come denotano, tra l'altro, i numerosi riconoscimenti vinti dai reparti tecnici), eppure sono proprio la vicenda narrata e la gestione dei sentimenti che ne scaturiscono a sembrare più fiacchi e canonici. I personaggi sono affrontati in maniera un po' sbrigativa (soprattutto le ragioni delle loro scelte in controtendenza rispetto alle premesse personali di ognuno) e l'andamento della pellicola risente sicuramente della lunghezza dell'insieme (oltre due ore e venti), che mette a dura prova la pazienza dello spettatore. Il lungometraggio, in maniera inaspettata, incontrò comunque il favore della critica, ottenendo quattro premi Oscar: miglior attrice non protagonista a Gale Sondergaard, fotografia, montaggio e colonna sonora.
Basato su un romanzo di Hervey Allen, Avorio nero è un film confezionato discretamente, ma complessivamente piuttosto scarno e facilmente dimenticabile. Mervyn LeRoy (qui accompagnato in cabina di regia da Michael Curtiz, non accreditato) ha infatti posto una cura minuziosa nel ricostruire l'ambiente scenico e avvalorare il film con una scrupolosa ricerca storica (come denotano, tra l'altro, i numerosi riconoscimenti vinti dai reparti tecnici), eppure sono proprio la vicenda narrata e la gestione dei sentimenti che ne scaturiscono a sembrare più fiacchi e canonici. I personaggi sono affrontati in maniera un po' sbrigativa (soprattutto le ragioni delle loro scelte in controtendenza rispetto alle premesse personali di ognuno) e l'andamento della pellicola risente sicuramente della lunghezza dell'insieme (oltre due ore e venti), che mette a dura prova la pazienza dello spettatore. Il lungometraggio, in maniera inaspettata, incontrò comunque il favore della critica, ottenendo quattro premi Oscar: miglior attrice non protagonista a Gale Sondergaard, fotografia, montaggio e colonna sonora.