Nessuno lo sa

Dare mo shiranai

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141

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Shigeru (Hiei Kimura), Yuki (Momoko Shimizu), Kyoko (Ayu Kitaura) e Akira (Yūya Yagira) sono bambini fra i cinque e i dodici anni, figli della stessa madre (You) ma di padri diversi. Trasferitisi da poco in un nuovo appartamento di Tokyo, non vanno a scuola e, a parte Akira, non sono neanche registrati all'anagrafe. Pur in una situazione così particolare la loro vita sembra scorrere abbastanza serenamente: almeno fino a quando la madre non decide di abbandonarli al loro destino per seguire un uomo di cui si è invaghita.

Trascorsi quindici anni dalla prima stesura della sceneggiatura, il giapponese Hirokazu Kore-Eda realizza una pellicola ispirata al “caso dei quattro bambini abbandonati di Nishi Sugamo”, una vicenda accaduta a Tokyo nel 1988 che ebbe ampia risonanza sui giornali dell'epoca. Lucida metafora di un Paese che ha pericolosamente smesso di preoccuparsi delle nuove generazioni (il titolo fa riferimento al mondo degli adulti che ignora in maniera consapevole la tragedia che si consuma sotto i suoi occhi), il film evita abilmente ogni facile sensazionalismo (un rischio insito nella delicata materia di partenza) spingendo lo spettatore a riflettere sulle proprie responsabilità collettive e individuali. Al di là degli interrogativi morali sollevati, Kore-Eda si dimostra completamente disinteressato a una ricostruzione cronachistica dei fatti e, adottando un approccio semi-documentaristico, configura la sua pellicola come una toccante incursione nel fragile mondo dell'infanzia. Liberi di muoversi, di giocare e di improvvisare (la sceneggiatura in questo caso resta solo una traccia), i giovanissimi protagonisti vengono osservati con curiosità da una macchina da presa posizionata alla loro altezza e tenuta sempre a distanza ravvicinata. Abbandonati dai genitori, clandestini nella loro stessa casa, invisibili per gli adulti e inesistenti per i registri anagrafici, Akira, Kyoko, Shigeru e Yuki non sono che fantasmi per la società che li circonda: per Kore-Eda restano bambini come tutti gli altri, capaci di ridere, di giocare, di divertirsi e, soprattutto, di andare avanti. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2004, dove il giovane Yūya Yagira ha vinto il premio come miglior attore.
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