A New York, una donna in carriera (Diane Keaton) stenta a trovare un equilibrio tra affetti famigliari e aspirazioni professionali nel momento in cui si ritrova a dover badare alla figlia di una lontana parente rimasta orfana...

Pur nel tentativo di sovvertire i modelli di comportamento americani degli anni Ottanta, collocando una protagonista ambiziosa e individualista al bivio tra la sua confortevole vecchia vita e un nuovo inizio, è difficile individuare il centro nevralgico della pellicola. Certo, le scene con la piccola Elizabeth fanno sorridere teneramente e la Keaton è carica di energia ed è proprio il suo brio a distrarre dalle lacune tematiche di una narrazione che le accenna frettolosamente. Poco sulla maternità o sull’adozione; l’ambiente patinato della società newyorkese altolocata è restituito in maniera piatta e viene caratterizzato in modo da mettere in netto contrasto la città con la campagna. Insomma, tutto sembra procedere meccanicamente verso la parentesi bucolica che provoca un effetto volutamente straniante, studiato a tavolino e in definitiva prevedibile. Infatti, il passaggio repentino non è sufficiente a giustificare la palingenesi della vita della protagonista che, in un finale che vuole ricondurre tutto all'ordine, si redime grazie a un nuovo amore (Sam Shepard), a una nuova famiglia e a una nuova idea commerciale che ne rilancia la carriera.
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