Davud (Orkhan Iskandarli) è un giovane incompreso e irrequieto in cerca della sua “vera” famiglia, coloro che nel profondo sente porteranno amore e significato nella sua vita. Quando, nel corso di una giornata, si trova a vivere una serie inaspettata di incidenti, che risulteranno fatali per diverse persone, riemergono ricordi invisibili, vicende e preoccupazioni. 

Dall’Azerbaijan arriva un film curioso, misterioso, che segue una struttura poetica più che convenzionalmente narrativa, fragile e affascinante allo stesso tempo. Quello di Davud è un viaggio interiore alla ricerca di qualcosa che non (?) esiste, di persone che non (?) ha mai conosciuto, le uniche che forse abbia mai amato. Non manca il coraggio al regista Hilal Baydarov, qui alla sua opera seconda, in questo film prodotto tra gli altri da Carlos Reygadas, autore che ha spinto fortemente questa pellicola. Bastano pochi minuti per capire perché il regista messicano si sia innamorato di quest’opera sospesa, che parla di sentimenti in maniera forte e originale, ma che allo stesso tempo risulta decisamente pretenziosa e pretestuosa. Non semplicissimo da seguire e coinvolgente soltanto a tratti, In Between Dying è una visione complessa, che alterna buoni spunti di riflessione a un’eccessiva ridondanza narrativa in cui tutte le parti non sono costruite al meglio. Restano diversi passaggi suggestivi, ma il disegno d’insieme lascia più di una perplessità. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. 
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