L'intrigo della collana
The Affair of the Necklace
Durata
118
Formato
Regista
Il Barone de Breteuil (Brian Cox), maestro di palazzo a Versailles, ci narra la storia di Jeanne de la Motte (Hilary Swank): una nobildonna caduta in disgrazia che ordisce una congiura ai danni della regina Maria Antonietta (Joely Richardson) per ottenere la riabilitazione del suo cognome e di conseguenza il trattamento spettante il suo rango. Ma le cose non vanno come previsto e la giovane viene catturata insieme ai suoi complici: il cardinale di Rohan (Jonathan Pryce), il marito (Adrien Brody), l’amante (Simon Baker) e il Conte Cagliostro (Christopher Walken).
Trasformare in un’eroina romantica la sedicente truffatrice di quello che è passato alla storia come l’Affare della collana è una prova decisamente troppo ambiziosa per un film, che ha senz’altro i mezzi per mettere proporre una sontuosa (quanto artificiale) messa in scena, ma che non ha la forza drammatica per remare contro gli eventi della storia. Le carte vengono rimescolate e le parti si ribaltano ma siamo ai limiti di un revisionismo storico, che comunque non riesce ad attecchire: la Maria Antonietta della Richardson, pur nel ruolo posticcio di sovrana malvagia e meritevole dei danni che la sua reputazione subisce, rimane sempre e comunque più affascinante, con la sua caparbietà regale mista all’indole adolescenziale, rispetto a Jeanne, che quasi indispettisce per il suo orgoglio e i suoi sotterfugi fraudolenti. Inoltre, Hilary Swank fatica a emergere come protagonista in mezzo a un pantheon di attori che non riescono comunque a sostenere le aspirazioni di una pellicola che in fin dei conti non accontenta né sul fronte tematico-contenutistico, né su quello della ricostruzione storica. Si salvano i costumi di Milena Canonero, candidati all’Oscar nel 2001.
Trasformare in un’eroina romantica la sedicente truffatrice di quello che è passato alla storia come l’Affare della collana è una prova decisamente troppo ambiziosa per un film, che ha senz’altro i mezzi per mettere proporre una sontuosa (quanto artificiale) messa in scena, ma che non ha la forza drammatica per remare contro gli eventi della storia. Le carte vengono rimescolate e le parti si ribaltano ma siamo ai limiti di un revisionismo storico, che comunque non riesce ad attecchire: la Maria Antonietta della Richardson, pur nel ruolo posticcio di sovrana malvagia e meritevole dei danni che la sua reputazione subisce, rimane sempre e comunque più affascinante, con la sua caparbietà regale mista all’indole adolescenziale, rispetto a Jeanne, che quasi indispettisce per il suo orgoglio e i suoi sotterfugi fraudolenti. Inoltre, Hilary Swank fatica a emergere come protagonista in mezzo a un pantheon di attori che non riescono comunque a sostenere le aspirazioni di una pellicola che in fin dei conti non accontenta né sul fronte tematico-contenutistico, né su quello della ricostruzione storica. Si salvano i costumi di Milena Canonero, candidati all’Oscar nel 2001.