
Bianco e nero a colori
La victoire en chantant
Premi Principali

Oscar al miglior film straniero 1977
Durata
90
Formato
Regista
1915. Stanziati in Africa per sovrintendere alla missione colonialista, l'esercito francese e quello tedesco assistono allo scoppio della Prima guerra mondiale e iniziano a combattersi per onorare i rispettivi paesi. Coinvolgeranno la popolazione indigena, tentando una inutile e forzata civilizzazione.
Esordio al lungometraggio per Jean-Jacques Annaud (anche sceneggiatore con Georges Conchon), che tratteggia una serrata e feroce denuncia contro i mali del colonialismo. Supportato dalla notevole colonna sonora di Pierre Bachelet, il regista dilaga con intenti dissacranti e ironizza su un tema scomodo e disturbante, rappresentando con uno stile sorprendentemente realista (le immagini dei nativi, colti nell'alienazione e nelle attività quotidiane) gli insopportabili soprusi degli invasori europei, impegnati a dissertare sulla natura fondamentalmente animale degli autoctoni. Disprezzo e desolazione, spezzati da lampi di impercettibile e incisiva satira (i maiali che a tratti compaiono nelle inquadrature, sottile metafora dell'arroganza colonialista): un'opera prima coraggiosa e coerente, anche se non completamente coesa e a tratti incerta nello sviluppo. Ignorato all'uscita, vinse l'Oscar come miglior film straniero e fu successivamente ridistribuito con il titolo Noirs et blancs en couleur. Musiche di Pierre Bachelet, fotografia di Claude Agostini. Imperdibili titoli di testa.
Esordio al lungometraggio per Jean-Jacques Annaud (anche sceneggiatore con Georges Conchon), che tratteggia una serrata e feroce denuncia contro i mali del colonialismo. Supportato dalla notevole colonna sonora di Pierre Bachelet, il regista dilaga con intenti dissacranti e ironizza su un tema scomodo e disturbante, rappresentando con uno stile sorprendentemente realista (le immagini dei nativi, colti nell'alienazione e nelle attività quotidiane) gli insopportabili soprusi degli invasori europei, impegnati a dissertare sulla natura fondamentalmente animale degli autoctoni. Disprezzo e desolazione, spezzati da lampi di impercettibile e incisiva satira (i maiali che a tratti compaiono nelle inquadrature, sottile metafora dell'arroganza colonialista): un'opera prima coraggiosa e coerente, anche se non completamente coesa e a tratti incerta nello sviluppo. Ignorato all'uscita, vinse l'Oscar come miglior film straniero e fu successivamente ridistribuito con il titolo Noirs et blancs en couleur. Musiche di Pierre Bachelet, fotografia di Claude Agostini. Imperdibili titoli di testa.