Indocina francese. Un'inquieta e avvenente quindicenne (Jane March) inizia una relazione sessuale con un ricco cinese (Tony Ka Fai Leung), promesso da anni a un'altra donna. Il rapporto, minato dalle convenzioni sociali, dall'ossessione di lui e dalla freddezza di lei, si rivelerà tormentato e problematico.

Ambizioso dramma a sfondo storico-psicologico, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico scritto nel 1984 da Marguerite Duras e adattato dal regista Jean-Jacques Annaud con Gérard Brach. La forza dirompente della passione amorosa filtrata dallo sguardo freddo e distante di una giovane protagonista, simbolo delle contraddizioni relative alla società coloniale: trasporre sul grande schermo l'egocentrismo della Duras («Voglio diventare scrittrice per far soffrire mio fratello, per farlo morire») non era impresa semplice. Il risultato è altalenante, di indubbio impatto emotivo e di sottile fascinazione erotica (coinvolgenti ed eccitanti, anche se un po' voyeuristiche, le sequenze degli amplessi tra i due amanti), ma minato da eccessive lungaggini narrative (la parte centrale, inerente agli scontri della ragazza con una famiglia disfunzionale) e da uno stile gelido che non riesce a contrastare funzionalmente la scottante materia di base. Un'occasione sprecata per un film poco coraggioso. Notevole, in ogni caso, la sequenza pre-finale del battello sul mare, accompagnata da un valzer di Chopin e dall'avvolgente voce narrante di Jeanne Moreau.
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