Primi del Novecento, Cambogia. Le disavventure di due tigrotti, separati in tenera età dalla madre: il primo viene accudito dal cacciatore Aidan McRory (Guy Pearce), il secondo finisce nelle mani di Raoul (Freddie Highmore), figlio del governatore Normandin (Jean-Claude Dreyfus). Il destino li farà incontrare di nuovo.

Dramma animalista diretto da Jean-Jacques Annaud, anche sceneggiatore con Alain Godard (e il contributo di Julian Fellowes ai dialoghi). Quasi un (auto)remake de L'orso (1988), che mira a tratteggiare la crudeltà dell'essere umano, corrotto da una società spietata e ipocrita e ormai impossibilitato a raggiungere l'incontaminata purezza della natura. Il risultato è un film prevedibile e straripante di melassa, con scene madri forzatamente retoriche (il duello tra i due cuccioli ormai cresciuti, che si riconoscono dopo anni di separazione) e gratuiti espedienti tecnici per aumentare la spettacolarità (i ralenti che imperversano nei momenti cruciali della vicenda). Troppo meccanico e studiato per risultare davvero toccante, anche se la sequenza finale potrà commuovere gli animi più sensibili. Pedestre colonna sonora di Stephen Warbeck, notevole fotografia di Jean-Marie Dreujou.
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