Blu profondo
Deep Blue Sea
Durata
105
Formato
Regista
Su una piattaforma in mezzo all’oceano, un gruppo di ricercatori (Thomas Jane, Saffron Burrows, LL Cool J, Stellan Skarsgaard e Samuel L. Jackson) sta sperimentando una cura per l’Alzheimer sul cervello degli squali ma, il processo a cui vengono sottoposti gli animali li rende più intelligenti e pericolosi…
Nonostante l’ambientazione sia diversa dalla classica spiaggia paradisiaca e non ci siano barche all’avventura attaccate dallo squalo di turno, nel tentativo di riportare sullo schermo il terrore per i superpredatori marini, il film incappa in tutte le derive della banalità: un gruppo eterogeneo di uomini e donne ha tentato di piegare le leggi della natura attraverso la scienza e ne deve pagare le conseguenze. Il vortice degli eventi nella struttura labirintica, dove gli scienziati sono intrappolati come cavie da laboratorio, crea un’atmosfera claustrofobica ed è solo questo che permette alla trama di scorrere con un ritmo sostenuto e che garantisce un minimo d’intrattenimento. Per il resto le sequenze d’azione e le carneficine sottomarine sfiorano il trash: gli effetti speciali non si rivelano all’altezza della situazione e, soprattutto nelle scene che dovrebbero essere di maggiore impatto (tra l’altro discretamente coreografate), il digitale è una vera caduta di stile. Si salvano il montaggio sonoro, che contribuisce alla concitazione generale, e la colonna sonora composta da Trevor Rabin.
Nonostante l’ambientazione sia diversa dalla classica spiaggia paradisiaca e non ci siano barche all’avventura attaccate dallo squalo di turno, nel tentativo di riportare sullo schermo il terrore per i superpredatori marini, il film incappa in tutte le derive della banalità: un gruppo eterogeneo di uomini e donne ha tentato di piegare le leggi della natura attraverso la scienza e ne deve pagare le conseguenze. Il vortice degli eventi nella struttura labirintica, dove gli scienziati sono intrappolati come cavie da laboratorio, crea un’atmosfera claustrofobica ed è solo questo che permette alla trama di scorrere con un ritmo sostenuto e che garantisce un minimo d’intrattenimento. Per il resto le sequenze d’azione e le carneficine sottomarine sfiorano il trash: gli effetti speciali non si rivelano all’altezza della situazione e, soprattutto nelle scene che dovrebbero essere di maggiore impatto (tra l’altro discretamente coreografate), il digitale è una vera caduta di stile. Si salvano il montaggio sonoro, che contribuisce alla concitazione generale, e la colonna sonora composta da Trevor Rabin.