Giovane reporter omosessuale di origini austriache, Bruno (Sacha Baron Cohen) ha un solo e unico sogno: diventare la più grande star di tutto il mondo. Per conseguire questo suo obiettivo non si metterà alcun limite o vincolo morale, trovando però più frustrazioni che successo.



Dopo l'incredibile successo commerciale di Borat (2006), Sacha Baron Cohen e Larry Charles portano sul grande schermo un altro personaggio ideato dal prolifico comico britannico. Con il suo atteggiamento spregiudicato e fondamentalmente neonazista, Bruno rappresenta il prodotto di uno star system che promette successo garantito anche attraverso stratagemmi moralmente discutibili e falsamente filantropici. Il film, però, girato (ancora una volta) con il taglio del (finto) documentario, giustappone con pretesti ben poco funzionali una serie di sketch autonomi, ma eccessivamente carichi di umorismo di bassa lega e provocazioni ripetute e troppo telefonate. Si inciampa, insomma, in quelli che erano i limiti di Borat, cadendo, però, rovinosamente a terra. Da dimenticare.
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