Dark City

John Murdoch (Rufus Sewell) si risveglia in una vasca da bagno nella camera di uno scialbo hotel, in preda a una forte amnesia. In seguito alla telefonata dal misterioso Schreber (Kiefer Sutherland), riesce a fuggire da alcuni tetri inseguitori che intendevano ucciderlo: è solo il primo tassello di un oscuro complotto che sembra coinvolgere l'intera città.

Come altre creature partorite dalla regia di Alex Proyas, anche questo lungometraggio è figlio di incroci tra vari generi: fantascienza, noir e un lontano retaggio che potrebbe ricondursi al cyberpunk. Protagonista assoluta è la città stessa, incubo di metallo e pietra, avvolta in un'atmosfera cupa e decadente che si rifà molto alla Gotham City del primo Batman (1989) di Tim Burton. La notevole scenografia di George Liddle e Patrick Tatopoulos dà vita a una metropoli di grande fascino – nemica degli abitanti che vi risiedono – metaforica e onirica. Un film di forte impatto visivo, un po' incerto dal punto di vista narrativo e minato da uno sbrigativo scontro finale, il cui fascino ipnotico è comunque innegabile. Onesto e intelligente il cast, che può contare su Sewell, Sutherland, William Hurt (l'ispettore Frank Bumstead) e Jennifer Connelly (Emma Murdoch). Sceneggiato dal regista con Lem Dobbs e David S. Goyer; musiche di Trevor Jones. Per molti, un film che, per certi versi, ha anticipato di un anno Matrix (1999) dei fratelli Wachowski.