Candidato a sorpresa
The Campaign
Durata
85
Formato
Regista
Spassosa e irriverente "guerra" senza esclusione di colpi tra l'arrogante Cam Brady (Will Ferrell), candidato unico del suo distretto per un posto al congresso che si appresta a vincere a mani basse, e il giovane Marty Huggins (Zach Galifianakis), figlio mai apprezzato di un politico di razza, semplice al punto giusto per piacere al popolo, devoto cattolico, fedele marito e padre di due bambini affezionatissimo ai suoi cani.
L’unico obbiettivo di questo film di Roach, fedelissimo sodale di Ferrell (entrambi producono il film con la loro Gary Sanchez Productions), è quello di divertire senza troppe pretese, ma sfortunatamente – specie nella seconda parte – si fa strada un bel po' di retorica e di qualunquismo, con il marcio della politica che viene denunciato e messo al bando con disarmante superficialità in nome di un riscatto americano invocato nella maniera più elementare possibile. I due rivali funzionano sullo schermo, Ferrell ha la faccia (e la capigliatura) giusta e Galifianakis riesce bene nella parte dell'idiota un po' effeminato (ruolo troppo simile, però, a quello di Parto col folle del 2010). Il lato oscuro della politica, i giochi di potere dei magnati finanziatori e l'importanza di coloro che guidano le campagne elettorali fanno sembrare a tratti questo film una specie di versione comica de Le idi di marzo (2011), senza che le trovate divertenti riescano più di tanto a parodiare in maniera intelligente i modelli "seri" di riferimento. Un po' più di veleno sulla politica sarebbe stato gradito. Dopo la visione sarà impossibile recitare il Padre Nostro come prima...
L’unico obbiettivo di questo film di Roach, fedelissimo sodale di Ferrell (entrambi producono il film con la loro Gary Sanchez Productions), è quello di divertire senza troppe pretese, ma sfortunatamente – specie nella seconda parte – si fa strada un bel po' di retorica e di qualunquismo, con il marcio della politica che viene denunciato e messo al bando con disarmante superficialità in nome di un riscatto americano invocato nella maniera più elementare possibile. I due rivali funzionano sullo schermo, Ferrell ha la faccia (e la capigliatura) giusta e Galifianakis riesce bene nella parte dell'idiota un po' effeminato (ruolo troppo simile, però, a quello di Parto col folle del 2010). Il lato oscuro della politica, i giochi di potere dei magnati finanziatori e l'importanza di coloro che guidano le campagne elettorali fanno sembrare a tratti questo film una specie di versione comica de Le idi di marzo (2011), senza che le trovate divertenti riescano più di tanto a parodiare in maniera intelligente i modelli "seri" di riferimento. Un po' più di veleno sulla politica sarebbe stato gradito. Dopo la visione sarà impossibile recitare il Padre Nostro come prima...