Nel 1935 lo scrittore piemontese Carlo Levi (Gian Maria Volonté), intellettuale antifascista, è inviato dal regime al confino nel paese di Aliano, in Lucania. Nel periodo della sua permanenza tornerà ad esercitare la professione medica e conoscerà da vicino la cultura contadina.

Dopo aver conosciuto Carlo Levi durante le riprese di Salvatore Giuliano (1962), Rosi per anni aveva coltivato il desiderio di portare sul grande schermo una sua opera. Il film tratto dal suo scritto più popolare vide la luce solo nel 1979, quattro anni dopo la scomparsa dello scrittore. Tra i molteplici adattamenti letterari di Rosi, è uno dei più felici, in cui è ancora oggi percepibile la tensione emotiva e intellettuale del regista verso la materia trattata. Nel viaggio di Levi in un Sud fuori dal tempo e dalla storia si coglie tutta la partecipazione del regista verso il destino del suo meridione, guardato con profondo rispetto e struggente umanità. L'incontro tra Levi e la Lucania, del resto, non è che l'incontro tra due marginalità, tra due identità condannate dallo stato e dal potere all'isolamento. L'afflato lirico che pervade ogni sequenza deve tantissimo ai luoghi scelti come location e alla splendida interpretazione di Volonté, raffreddata dai suoi toni più nervosi e pervasa da una docile pacatezza.
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