Dora (Fernanda Montenegro), ex insegnante in pensione, scrive lettere per gli analfabeti che si riversano nella stazione centrale di Rio de Janeiro; tra i clienti, la giovane Ana (Soia Lira) e suo figlio Josué (Vinícius de Oliveira), di nove anni. Ana muore in un incidente e Josué rimane da solo, con il desiderio di conoscere il padre che non ha mai visto. Dora deciderà di accompagnarlo nella ricerca.

Il regista Walter Sallers racconta, in modo mirabile, una storia intensa e drammatica, asciutta e senza retorica (nonostante il tema rischioso). Central do Brasil è tanto lineare nella sua struttura narrativa, quanto sincero nei suoi intenti analitici: la questione socio-politica del Brasile è trattata in maniera intelligente, facendone affiorare aspetti emblematici tramite l'espediente del viaggio e della sua doppia valenza. Una discesa nel cuore della Nazione e nell'animo della protagonista (una formidabile Fernanda Montenegro), personaggio fragile e solitario ritratto efficacemente nel suo passaggio dall'indifferenza alla compassione, dall'iniziale freddezza alla riconquista di una coscienza e di una dignità perdute. Il risultato è un road-movie coinvolgente ed emozionante, efficace nella confezione e scritto con cura. Stupendo il finale, dolce e amaro allo stesso tempo. Al Festival di Berlino ha vinto l'Orso d'oro per il miglior film e quello d'argento per la miglior attrice (Montenegro).
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