Come far saltare un oleodotto

How to Blow Up a Pipeline

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

104

Formato

Uniti dalla convinzione che le azioni non violente non sia sufficienti per salvare un mondo sempre più devastato dal cambiamento climatico, un gruppo di ragazzi elabora un piano per piazzare strategicamente degli esplosivi fatti in casa lungo un tratto non sorvegliato di un oleodotto di recente costruzione in Texas.

Basato sull’omonimo saggio del 2020 dello scrittore marxista Andreas Malm, il film diretto da Daniel Goldhaber adatta in chiave narrativa le idee proposte all’interno del libro di Malm. L’ambientazione del film è quella del Texas degli oleodotti e dei grandi deserti, e Goldhaber lavora tantissimo proprio su un paesaggio sospeso tra il post-apocalittico, con le industrie inquinanti e inquietanti sempre sullo sfondo, e un senso quasi di horror metafisico con chiari rimandi al Non aprite quella porta di Tobe Hooper del 1974, e probabilmente non è un caso che il film precedente di Goldhaber, Cam, fosse proprio un horror. La fine è vicina, forse è già arrivata, e questo lo si avverte da ogni fotogramma del film, da ogni parola che esce dalla bocca dei personaggi. C’è differenza tra terrorismo e rivoluzione? Oppure dipende soltanto dalla prospettiva da cui l’atto viene visto? Il mondo in cui è ambientato il film, e per estensione il nostro, è proprio come il personaggio di Theo (Sasha Lane); vista dall’esterno sembra stare bene, ma in realtà è un fantasma che cammina, ancora viva ma con il proprio destino già segnato da una malattia che avrà la meglio. Ormai la guerra delle energie rinnovabili, della raccolta differenziata e del riciclo è persa, è stato fatto troppo poco, troppo tardi. Per provare a dare una scossa alla situazione il gruppo di giovani al centro del film capisce che l’unico mezzo per avere l’attenzione è quello di bloccare gli ingranaggi dell’unica cosa che importa al resto dell’umanità: sistema capitalistico. Il film ha una struttura a flashback, dedicati a tutti i personaggi spiegando i motivi che li hanno portati a prendere una decisione così radicalizzata, che si intrecciano alla narrazione principale in cui il piano viene messo in atto. Tramite i flashback impariamo a conoscere i protagonisti, i quali non appaiono mai come meri mezzi per veicolare un messaggio, ma diventano personaggi a tutto tondo, tridimensionali e verso cui è impossibile non empatizzare. Il rischio con film con soggetti simili è quello che il messaggio di fondo finisca per mangiarsi tutto il resto; invece, Goldhaber, con mano ferma e con un controllo della materia cinematografica non scontata per un giovane regista al secondo film, riesce a realizzare una pellicola radicale e attualissima nelle idee che però resta ancorata alla sua natura di film di genere che non si vergogna di essere tale. How to Blow Up a Pipeline è cinema urgente, esplosivo e rivoluzionario.
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