Conversazioni private
Enskilda samtal
Durata
126
Formato
Regista
Svezia, 1925. La trentaseienne Anna (Pernilla August) tradisce il marito Henrick (Samuel Fröler) con il più giovane studente di teologia Tomas (Thomas Hanzon). Durante un incontro casuale con il pastore Jacob, Anna gli rivela il suo segreto: Jacob (Max von Sydow) le consiglia di porre fine alla relazione e di scegliere la via della verità con suo marito. Ne seguiranno drammatiche conseguenze.
Dramma da camera diviso in cinque conversazioni private (che nella chiesa Luterana sostituiscono il sacramento della confessione), il film ripercorre con gelida lucidità la travagliata parabola interiore di Anna, dalla ribellione a una vita infelice allo svanire dell'illusione, fino alla riappacificazione con se stessa. Nella sceneggiatura di Ingmar Bergman, portata sullo schermo con grazia dalla sua più significativa attrice, Liv Ullmann, convergono tutte le tematiche del grande cineasta svedese: il rapporto con il sacro, l'infelicità dei rapporti coniugali dietro l'apparenza, l'esplorazione dell'animo umano, il confronto continuo con i propri genitori (i due protagonisti sono direttamente ispirati ai genitori di Bergman) e la necessità di fare i conti col proprio passato. La Ullmann asseconda lo script con cura estetica meticolosa ed essenziale, ricalcando alcuni stilemi del maestro scandinavo senza mai cadere nella mera mimesi. Il film si può considerare, a tutti gli effetti, un seguito di Con le migliori intenzioni (1992) di Bille August (tratto dall'autobiografia di Bergman), premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes. Fotografia di Sven Nykvist. Nato come progetto televisivo di 196 minuti diviso in due parti.
Dramma da camera diviso in cinque conversazioni private (che nella chiesa Luterana sostituiscono il sacramento della confessione), il film ripercorre con gelida lucidità la travagliata parabola interiore di Anna, dalla ribellione a una vita infelice allo svanire dell'illusione, fino alla riappacificazione con se stessa. Nella sceneggiatura di Ingmar Bergman, portata sullo schermo con grazia dalla sua più significativa attrice, Liv Ullmann, convergono tutte le tematiche del grande cineasta svedese: il rapporto con il sacro, l'infelicità dei rapporti coniugali dietro l'apparenza, l'esplorazione dell'animo umano, il confronto continuo con i propri genitori (i due protagonisti sono direttamente ispirati ai genitori di Bergman) e la necessità di fare i conti col proprio passato. La Ullmann asseconda lo script con cura estetica meticolosa ed essenziale, ricalcando alcuni stilemi del maestro scandinavo senza mai cadere nella mera mimesi. Il film si può considerare, a tutti gli effetti, un seguito di Con le migliori intenzioni (1992) di Bille August (tratto dall'autobiografia di Bergman), premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes. Fotografia di Sven Nykvist. Nato come progetto televisivo di 196 minuti diviso in due parti.