Vincent (Jacques Bidou), operaio di un'industria chimica, vive un'esistenza monotona in un villaggio della provincia francese, scandita da un lavoro pesante e pericoloso e dalla continua ricerca di tempo per coltivare la passione per la pittura. Su suggerimento del padre (Radslav Kinski), un giorno, all'improvviso, decide di lasciare tutto per raggiungere Venezia.

Favola leggera e filosofica diretta dall'autore georgiano Otar Iosseliani (anche sceneggiatore), Lunedì mattina è un'opera divagante e diseguale, baciata da una preziosa leggerezza ma condannata alla scarsa incisività. Irrealistico e sospeso in un tempo distante dalla quotidianità degli spettatori, il film è la storia di una fuga dalla responsabilità che finisce frustrata e condannata all'insignificanza; ma manca il grande gesto, e Vincent non è né un eroe né un malvagio, solo un uomo comune alla ricerca del tempo per godere e assaporare la vita nelle sue minuzie. Il che, forse, non basta a suscitare uno sfrenato interesse. Pochissimi i dialoghi e regia impressionista e ondivaga. Orso d'argento e Premio FIPRESCI al Festival di Berlino.
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