
Dick Tracy
Dick Tracy
Durata
105
Formato
Regista
Anni '30: il gangster Big Boy (Al Pacino) uccide un suo debitore e Mozzafiato Mahoney (Madonna) è l'unica testimone oculare. Dick Tracy (Warren Beatty), detective sopra le righe, indaga sul caso, aiutato anche da un orfano (Charlie Korsmo) di cui ha deciso di prendersi cura.
Al suo terzo film da regista, Warren Beatty porta in scena la trasposizione del fumetto omonimo di Chester Gould, con uno stile evidentemente influenzato dal comic originale, come si può facilmente evincere dai tratti deformati e dai volti caricaturali dei personaggi. Tutto è all'insegna dell'eccesso e del gusto kitsch per una messinscena barocca e psichedelica, in cui giocano un ruolo fondamentale le scenografie (Richard Sylbert, Rick Simpson), capaci di ricostruire un immaginario espressionista di grande suggestione, e la fotografia (Vittorio Storaro), che alterna atmosfere da noir classicheggiante e lisergiche tinte pop. Oltre allo splendore visivo, rimane (purtroppo) una trama piuttosto pretestuosa che si attorciglia in più di un'occasione, nonostante riesca a rimanere appassionante fino alla fine. Warren Beatty, perfetto nel ruolo del detective, è surclassato dal luciferino Al Pacino e la femme fatale Madonna, la quale proprio in quel periodo viveva una storia d'amore con il regista, se la cava più che bene. Un prodotto vintage, ricco di passione per il cinema e spirito giustamente scanzonato. Musiche di Danny Elfman e Stephen Sondheim, bellissimi costumi di Milena Canonero.
Al suo terzo film da regista, Warren Beatty porta in scena la trasposizione del fumetto omonimo di Chester Gould, con uno stile evidentemente influenzato dal comic originale, come si può facilmente evincere dai tratti deformati e dai volti caricaturali dei personaggi. Tutto è all'insegna dell'eccesso e del gusto kitsch per una messinscena barocca e psichedelica, in cui giocano un ruolo fondamentale le scenografie (Richard Sylbert, Rick Simpson), capaci di ricostruire un immaginario espressionista di grande suggestione, e la fotografia (Vittorio Storaro), che alterna atmosfere da noir classicheggiante e lisergiche tinte pop. Oltre allo splendore visivo, rimane (purtroppo) una trama piuttosto pretestuosa che si attorciglia in più di un'occasione, nonostante riesca a rimanere appassionante fino alla fine. Warren Beatty, perfetto nel ruolo del detective, è surclassato dal luciferino Al Pacino e la femme fatale Madonna, la quale proprio in quel periodo viveva una storia d'amore con il regista, se la cava più che bene. Un prodotto vintage, ricco di passione per il cinema e spirito giustamente scanzonato. Musiche di Danny Elfman e Stephen Sondheim, bellissimi costumi di Milena Canonero.