Klondike. La febbre dell'oro colpisce il cercatore Deinin (Vladimir Fogel) che, vittima dell'avidità, uccide due suoi compagni. Viene però catturato dal suo socio (Sergey Komarov) e da sua moglie (Aleksandra Hohlova): questi due si ergeranno a unici giudici del suo destino.

Dal romanzo L'imprevisto di Jack London, lo sperimentatore sovietico Lev Kulešov ha tratto il suo film più compiuto e solido in assoluto. La tensione psicologica è altissima, e ben si amalgama con l'innevato paesaggio sullo sfondo: il regista riflette sul senso di una giustizia impossibile, in cui gli pseudo giudici si trasformino in carnefici. Che si volesse fare una critica politica o meno, in realtà, poco importa: il film colpisce ancora oggi per la sua maestosa estetica visiva, in cui il realismo si alterna con le sequenze oniriche e in cui il montaggio concorre alla creazione di una pellicola coinvolgente e dotata di un ottimo ritmo. Il valore aggiunto, però, sono tre attori in stato di grazia magnificamente guidati da un regista che sa come utilizzarli al meglio. Anna Hohlova, la migliore in assoluto, era la moglie di Kulešov.
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