Stati Uniti. Bill Porter (Konstantin Khokhlov), scrittore in carcere, firma le sue opere con lo pseudonimo di O. Henry. Il romanziere, che trasfigura nei suoi racconti la vita dietro le sbarre, ha una fan particolare: Dulcie (Aleksandra Khokhlova), una timida commessa che subisce troppe attenzioni da parte dell'ispettore della polizia locale (Andrey Fayt).

Prendendo spunto dai racconti dello scrittore Sydney Porter (che firmava le sue opere come O. Henry), Lev Kulešov gioca sul sottile confine realtà-finzione dando vita a una pellicola che ragiona, in particolare, sulla reinvenzione artistica della vita. Il protagonista edulcora, nella pagina scritta, le sue giornate in carcere, e si pone come una sorta di difensore della libertà e della necessità di raccontare. Nessuna finzione, sembra dirci il regista, può superare gli orrori che si nascondono nella realtà. Con l'andamento dei minuti, la vicenda di Dulcie segue traiettorie sempre più tragiche e coinvolgenti, mentre le sequenze con al centro Porter risultano più fredde e distaccate. Il cambio di registro funziona, mentre le tematiche risultano efficaci e trattate con la giusta partecipazione. Si vede chiaramente che Kulešov teneva molto a questo film, l'ultimo davvero “libero” della sua intensa carriera.
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