Il metodico e frustrato Edmond Burke (William H. Macy) decide di stravolgere la sua vita in seguito al suggerimento di una veggente (Frances Bay). Abbandonata la consorte (Rebecca Pidgeon), si lancerà in una serie di avventure che faranno vacillare la sua sanità mentale. Ma una nuova consapevolezza, forse, è alle porte.

«Un uomo deve poter scappare da se stesso, la vita è troppo breve». Dall'omonima opera teatrale di David Mamet (anche sceneggiatore), un dramma che azzarda ambiziosamente una riflessione sulla solitudine dell'uomo contemporaneo. La discesa agli inferi del protagonista, deciso a liberarsi dai condizionamenti sociali e sessualmente frustrato dall'ormai imperante commercializzazione dei rapporti, vorrebbe elevarsi a metafora della latente aggressività presente nell'americano medio (razzista, omofobo e fondamentalmente misogino); ma le presuntuose derive esistenzialistiche sul senso (o non senso) della vita girano a vuoto, contribuendo all'aura di banalità e presunzione che ammanta il fim. Buona base, risultato mediocre: Stuart Gordon riserva qualche sorpresa (e certamente molta ironia) in più nel genere horror. Da manuale, in ogni caso, l'interpretazione di un mimetico William H. Macy. Joe Mantegna è l'uomo nel bar, Julia Stiles è Glenna, Denise Richards e Mena Suvari sono due prostitute. Musiche di Bobby Johnston.
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