Simone Segre (Alessandro Gassmann) è un chirurgo con una ferita aperta, impossibile per lui da ricucire. Da qualche parte nel suo background c’è un dolore che non passa e un padre ingombrante, sopravvissuto alla Shoah. L’omissione di soccorso alla vittima di un pirata della strada con la svastica tatuata sul petto, travolge la sua vita e lo conduce fino a Marica (Sara Serraiocco), una giovane donna, figlia della vittima. Per mettere a tacere il senso di colpa assume Marica come collaboratrice domestica e si scontra con suo fratello Marcello (Luka Zunic), giovane camerata che non vuole saperne di ebrei ed emigrati. 

Esordio alla regia di Mauro Mancini, Non odiare racconta dell’incontro forzato tra un chirurgo di origine ebraica e due giovani che piombano nella sua vita, al contempo premeditatamente e accidentalmente, e che allo spalle hanno un retaggio umano, politico, familiare e identitario completamente opposto al suo. L’approccio di Mancini alla storia parte coi giri giusti, perché molte inquadrature hanno una misura drammatica che si concretizza attraverso distaccati plongée dall’alto, piccoli carrelli all’indietro e uno sguardo che distilla con pudore porzioni di corpi, riflessi, superfici. Si percepisce, alla base di Non odiare, la portata di un conflitto sempre sul punto di esplodere, ma col passare dei minuti tale forza in potenza non diventa organicamente atto, la confezione registica si fa di maniera, la scrittura troppo squadrata e i relativi contraccolpi morali della vicenda vengono sviluppati con poco agio e ancor meno originalità, tra chiavi incestuose nemmeno troppo velate e scollamenti tra la dimensione drammatica e quella più nera e sordida in cui il film pare incappare quasi suo malgrado. A mancare è soprattutto un’adeguata contestualizzazione delle radici ebraiche del protagonista, ed è un peccato perché tanto l’interpretazione tremante e scavata della sempre brava Sara Serraiocco quanto, soprattutto, quella di un Alessandro Gassman pesto e sfaccettato, il cui smarrimento non rinuncia all’auto-determinazione e un altruismo quasi impossibile da decodificare secondo tracciati convenzionali, avrebbero meritato miglior sorte. Presentato alla Settimana della Critica della Mostra del Cinema di Venezia 2020. 
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