La famiglia del sindaco Pasqualino Abate (Lino Banfi) è in preda allo scompiglio: i figli Luigino (Romano Sebenello) e Barbara (Barbara Nascimben) diventano sessuomani e alla moglie Annunziata (Didi Perego) cresce la barba. La causa di tutto è un satanico amuleto: non resta che chiedere aiuto all'Esorciccio (Ciccio Ingrassia).

Ciccio Ingrassia, un anno dopo Paolo il freddo (1974), decide di cimentarsi nuovamente nella regia prendendo di mira L'esorcista (1973) di William Friedkin. Gag di impianto prettamente slapstick (schiaffi, capitomboli, inseguimenti velocizzati), comicità parodica e caricaturale che segue fedelmente l'impianto originale (compresa la scena dell'esorcismo, praticata a base di “aglio, olio e peperoncino”) e riferimenti metacinematografici («Oh! Non è che anche tu adesso ti metti a pisciare per terra?», dice Abate al figlio). Il meccanismo risulta elementare, la sceneggiatura (firmata dallo stesso Ingrassia con Marino Onorati) è ai minimi sindacali e Banfi esagera con le deformazioni linguistiche, ma alcune sequenze sono talmente eccessive da strappare più di una risata (lo scatenato prefinale sulle note di Sciamuninn Rock, cantata da un posseduto Abate). Musiche di Franco Godi con omonima sigla iniziale eseguita da Ingrassia.
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