The Experiment – Cercasi cavie umane
Das Experiment
Durata
119
Formato
Regista
Un gruppo di venti persone sceglie di partecipare a un esperimento sociale che simula l'ambiente carcerario. In dodici saranno “detenuti”, mentre i restanti otto assumeranno il ruolo di guardie. Uno dei partecipanti è il reporter Tarek Fahd (Mortiz Bleibtreu), in cerca di un articolo scottante. Ben presto però l'esperimento assume dinamiche impreviste.
Tratto dal romanzo Black Box (1999) dello scrittore tedesco Mario Giordano, a sua volta ispirato alla storia vera del drammatico esperimento carcerario di Stanford effettuato nel 1971 dallo psicologo americano Philip Zimbardo, l'esordio di Oliver Hirschbiegel è un thriller psicologico che affronta di petto le tante questioni sollevate dal testo di partenza. Dall'abuso di potere delle guardie e il loro andare oltre le regole, alla solidarietà dei detenuti costretti in una situazione limite, è un film che sfrutta il clima claustrofobico della vicenda per parlare delle storture del comportamento umano, oltre che per ragionare sulla natura sadica della violenza come simbolo di controllo e potere sulla vita altrui. Il film parte forte, ma a lungo andare il neoregista fatica a tenere le redini di un'operazione eccessivamente ambiziosa e troppo ridondante nella parte centrale. Suggestivo, ma si poteva fare di meglio, soprattutto nella seconda parte.
Tratto dal romanzo Black Box (1999) dello scrittore tedesco Mario Giordano, a sua volta ispirato alla storia vera del drammatico esperimento carcerario di Stanford effettuato nel 1971 dallo psicologo americano Philip Zimbardo, l'esordio di Oliver Hirschbiegel è un thriller psicologico che affronta di petto le tante questioni sollevate dal testo di partenza. Dall'abuso di potere delle guardie e il loro andare oltre le regole, alla solidarietà dei detenuti costretti in una situazione limite, è un film che sfrutta il clima claustrofobico della vicenda per parlare delle storture del comportamento umano, oltre che per ragionare sulla natura sadica della violenza come simbolo di controllo e potere sulla vita altrui. Il film parte forte, ma a lungo andare il neoregista fatica a tenere le redini di un'operazione eccessivamente ambiziosa e troppo ridondante nella parte centrale. Suggestivo, ma si poteva fare di meglio, soprattutto nella seconda parte.