Flamingo Kid

Jeffrey (Matt Dillon) ha finito la scuola e, in attesa di iniziare il college, fa il parcheggiatore al Flamingo Club, frequentato dalle persone più danarose della zona. Il padre (Hector Elizondo) non vede di buon occhio la professione del figlio e ritiene che lo distoglierà dall'idea di andare al college. I suoi timori si rivelano fondati quando il ragazzo conosce Phil Brody (Richard Crenna), proprietario del Flamingo Club, che lo prende sotto la sua ala protettiva.

Matt Dillon, all'epoca sulla cresta dell'onda per i ruoli da ribelle e legato indissolubilmente a personaggi di giovane arrabbiato e in rotta con la società, cambia momentaneamente rotta e si mette alla prova con un ruolo più edificante in un film per famiglie. Il personaggio gli viene cucito praticamente addosso e la sua performance nei panni di un bravo ragazzo affidabile non desta l'impatto che dovrebbe e allo stesso tempo non sfigura del tutto, pur essendo oscurata dal ben più interessante e subdolo personaggio interpretato dall'ottimo Richard Crenna. Favoletta dalla morale perbenista e ripulita a dovere da ogni asprezza, l'opera degenera inesorabilmente verso situazioni bollite e straviste, approdando ovviamente a un lieto fine pregno di buoni sentimenti che più scontati non si potrebbe. Giunto alla sua opera seconda, Garry Marshall non se la cava certo egregiamente e non manca di suscitare ostilità e fastidio da parte dello spettatore legittimamente più esigente. Esordio assoluto per Marisa Tomei, al primo ruolo accreditato in carriera.