Strani miracoli
Dear God
Durata
112
Formato
Regista
Tom (Greg Kinnear) è un truffatore cui viene offerta la possibilità di evitare la prigione a patto di trovarsi un vero impiego. L'uomo inizia così a lavorare nell'ufficio postale delle cosiddette lettere morte, considerate tali perché impossibili da recapitare. Dopo averne letta una destinata a Dio, decide di rispondere, attirando così l'attenzione dei colleghi che intravedono la bontà dietro il suo gesto e decidono di aiutarlo. Ma Tom aveva in mente un altro piano.
Commediola scialba che, nelle intenzioni degli autori, si vorrebbe nobilitare con la solita cantilena della retorica e dei buoni sentimenti da feel good movie, Strani miracoli è incentrato sulla redenzione di un piccolo delinquente che cambia vita e prospettiva sulle cose al cospetto dei bisogni delle persone più in difficoltà, ma non ancora del tutto prive di speranza, sostenute da una fiducia incrollabile in fede e miracoli. Il protagonista manca di spessore e incisività, mentre i personaggi di contorno sono approssimativi e prevedibili, costruiti su caratteristiche stereotipiche e ben riconoscibili, ma anche giocoforza superficiali. La sceneggiatura è fiacca e poco convinta, lasciando che il corso degli eventi proceda proprio come ci si aspetterebbe che facesse, vale a dire attraverso il mescolamento un po' casuale di gag banali e inconsistenti a dialoghi conditi di luoghi comuni. Senza precludersi nemmeno la possibilità di aggiungere l'immancabile storia d'amore, meglio se con una madre single in difficoltà con tanto di adorabile figlio a carico, giusto per non farsi mancare nessuna tipizzazione da sociologia spicciola.
Commediola scialba che, nelle intenzioni degli autori, si vorrebbe nobilitare con la solita cantilena della retorica e dei buoni sentimenti da feel good movie, Strani miracoli è incentrato sulla redenzione di un piccolo delinquente che cambia vita e prospettiva sulle cose al cospetto dei bisogni delle persone più in difficoltà, ma non ancora del tutto prive di speranza, sostenute da una fiducia incrollabile in fede e miracoli. Il protagonista manca di spessore e incisività, mentre i personaggi di contorno sono approssimativi e prevedibili, costruiti su caratteristiche stereotipiche e ben riconoscibili, ma anche giocoforza superficiali. La sceneggiatura è fiacca e poco convinta, lasciando che il corso degli eventi proceda proprio come ci si aspetterebbe che facesse, vale a dire attraverso il mescolamento un po' casuale di gag banali e inconsistenti a dialoghi conditi di luoghi comuni. Senza precludersi nemmeno la possibilità di aggiungere l'immancabile storia d'amore, meglio se con una madre single in difficoltà con tanto di adorabile figlio a carico, giusto per non farsi mancare nessuna tipizzazione da sociologia spicciola.