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For the Love of Spock
For the Love of Spock
Durata
111
Formato
Regista
Carriera professionale e (complicate) relazioni famigliari dell'attore americano Leonard Nimoy (1931-2015), celebre per aver interpretato il vulcaniano Spock nella serie TV Star Trek e in alcuni dei film nati successivamente da essa.
Realizzato da Adam Nimoy, figlio di Leonard, il documentario For the Love of Spock si presenta come un'operazione sincera atta a celebrare e ricordare con affetto un'autentica icona pop della televisione anni Sessanta e, al tempo stesso, come percorso quasi psicanalitico del regista nel tentativo di riconciliarsi con la figura paterna. Un rapporto, il loro, segnato da aspri litigi e incomprensioni, che emergono con un velo di malinconia in un progetto basico nel proporre interviste e gustoso materiale di repertorio che cerca di mettere in luce il talento di Leonard Nimoy non solo a bordo della USS Enterprise. In rigoroso ordine cronologico, passano sullo schermo alcuni momenti toccanti, soprattutto all'interno della sfera privata dell'attore, ma anche molti passaggi ridondanti accompagnati da una enfatica colonna sonora. Buona la prima parte, quando l'attenzione è rivolta verso l'universo camp della serie Star Trek (1966-1969) e si sottolinea quanto il pubblico avesse empatizzato con il personaggio di Spock grazie alla sua "diversità", esemplificata dalla sua provenienza aliena; la seconda parte, decisamente meno coinvolgente, sembra non finire mai e le numerose testimonianze di celebrità (William Shatner, DeForest Kelley, Simon Pegg, Zachary Quinto, Chris Pine e J.J. Abrams, per fare alcuni esempi) sono un semplice riempitivo.
Realizzato da Adam Nimoy, figlio di Leonard, il documentario For the Love of Spock si presenta come un'operazione sincera atta a celebrare e ricordare con affetto un'autentica icona pop della televisione anni Sessanta e, al tempo stesso, come percorso quasi psicanalitico del regista nel tentativo di riconciliarsi con la figura paterna. Un rapporto, il loro, segnato da aspri litigi e incomprensioni, che emergono con un velo di malinconia in un progetto basico nel proporre interviste e gustoso materiale di repertorio che cerca di mettere in luce il talento di Leonard Nimoy non solo a bordo della USS Enterprise. In rigoroso ordine cronologico, passano sullo schermo alcuni momenti toccanti, soprattutto all'interno della sfera privata dell'attore, ma anche molti passaggi ridondanti accompagnati da una enfatica colonna sonora. Buona la prima parte, quando l'attenzione è rivolta verso l'universo camp della serie Star Trek (1966-1969) e si sottolinea quanto il pubblico avesse empatizzato con il personaggio di Spock grazie alla sua "diversità", esemplificata dalla sua provenienza aliena; la seconda parte, decisamente meno coinvolgente, sembra non finire mai e le numerose testimonianze di celebrità (William Shatner, DeForest Kelley, Simon Pegg, Zachary Quinto, Chris Pine e J.J. Abrams, per fare alcuni esempi) sono un semplice riempitivo.
