Ingegnere trasferitosi in Brasile per costruire una diga, Bill Markham (Powers Boothe) vede il proprio figlio rapito da una tribù locale. Dieci anni dopo lo ritrova cresciuto (Charley Boorman) e totalmente inserito nei costumi della tribù: deciderà di unirsi alla battaglia contro la diga per preservare la cultura indigena.

Dopo il controverso L'esorcista II – L'eretico (1977) e l'avventura medievale di Excalibur (1981), John Boorman torna al tema principale della sua filmografia, ossia lo scontro tra natura e civiltà, tra arretratezza e progresso. Proprio come nel cult Un tranquillo weekend di paura (1972), c'è una diga a simboleggiare il colpo di spugna che l'evoluzione tecnologica è pronta a sferrare sul passato fatto di “barbarie”, sotterrando usanze locali ed ettari di foresta. Rispetto al celebre film con Jon Voight e Burt Reynolds, questa volta il messaggio ambientalista è più aggressivo e svelato (scivolando a tratti nella semplice retorica), ma la forza spettacolare e virtuosa della regia è ancora intatta. Puro cinema di “avventura colta” che, nonostante qualche caduta di ritmo e piccole ingenuità, può ancora regalare un sano intrattenimento anche a distanza di anni dalla realizzazione. Prima di girare, Boorman si unì per un anno a una tribù indios per studiarne i costumi e trasporli al meglio sullo schermo. Il personaggio del ragazzo rapito dalla tribù è interpretato dal reale figlio del regista. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes. Scritto da Rospo Pallenberg.
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