Giornalista nero del Washington Post, Langston Whitfield (Samuel L. Jackson) si reca in Sudafrica per eseguire un reportage sulla Commissione per la Verità e la Riconciliazione istituita da Mandela nel 1996. Qui conoscerà Anna Malan (Juliette Binoche), giornalista radiofonica afrikaans, con la quale inizierà una tormentata storia d'amore.

Scolastico film di denuncia civile sugli orrori dell'Apartheid, girato da uno svogliato e attempato John Boorman a fine carriera. La cinepresa del regista di virtuosi e provocatori film come Un tranquillo weekend di paura (1972) e Zardoz (1973) si inchina ai codici e alle regole del cinema politically correct da establishment, in cui la denuncia è visivamente annacquata e tutto volge alla programmatica riconciliazione finale, simboleggiata dalla (patetica) storia d'amore interraziale tra i due protagonisti. Grigio e senza anima, non colpisce e non commuove, rimanendo in una mediocre terra di mezzo tra la pedagogica docu-fiction televisiva e il polpettone romantico. Samuel L. Jackson si impegna e riesce a non risultare sopra le righe; Juliette Binoche sembra non accorgersi di non essere più sul set di Chocolat (2001), risultando spesso fuori parte. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
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