Impegnato nel cedimento della propria società a un concorrente in affari, il milionario Robert Miller (Richard Gere) ha tutto quello che si possa desiderare: soldi, potere, una famiglia felice e un’amante passionale, Julie (Laetitia Casta). L’idilliaco quadretto va in frantumi quando Julie muore in un incidente. Come se non bastasse, la figlia (Brit Marling) scopre che i conti floridi dell’azienda sono in realtà truccati.

Seconda regia di Nicholas Jarecki e prima incursione nella fiction dopo il documentario The Outsider (2005): tentativo abbastanza ingenuo, ma apprezzabile, di farsa contaminata con la satira del mondo dell’alta società. La trama, anche se incentrata sulla vicenda del magnate interpretato da un Richard Gere in parte, non risparmia nessuno: da una moglie opportunista (Susan Sarandon) a un poliziotto anch’esso corrotto e pieno di lati oscuri (l’impeccabile Tim Roth, tornato al grande schermo dopo la parentesi televisiva di Lie to Me). I colpi di scena di certo non mancano e la critica al Dio Denaro è evidente e condotta con assenza di moralismo, ma si avverte la mancanza di un’omogeneità narrativa che avrebbe giovato al ritmo complessivo. Bella la fotografia di Yorick La Saux. Musiche di Cliff Martinez.
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