In una Bulgaria vittima di contraddizioni sociali asprissime, l’umile ferroviere Tsanko (Stefan Denolyubov) trova sui binari una somma ingente di denaro abbandonato. Invece di appropriarsene, l’uomo deciderà di consegnare la somma alla polizia, mettendo in moto una serie di reazioni a catena che lo porteranno in una direzione inaspettata.



L’onestà non paga, sembra essere in apparenza il messaggio di Glory, diretto a quattro mani da Kristina Grozeva e Petar Valchanov. Un film curioso, capace di far empatizzare presto lo spettatore, una parabola dei giorni nostri, in un paese che vuol apparire all’avanguardia, ma che in realtà è esso stesso vittima dell’arretratezza culturale ancor prima che economica. L’odissea del protagonista è lì per raccontare quanto sia difficile per il paese risalire la china nonostante gli sforzi, compiuti in buona fede, ma che non bastano. Nonostante un ritmo altalenante e qualche sequenza di troppo, il film nel complesso fa bene il suo dovere, mostrando la storia di un singolo per raccontare il destino di molti. Buona prova di Stefan Denolyubov, un po’ meno del resto del cast.
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