Marino (Toni Servillo), soprannominato “Gorbaciof”, è il cassiere del carcere di Poggioreale, da cui ricava i soldi per giocare d'azzardo in bische clandestine. Conosce così Lila (Mi Yang), la figlia del gestore del bar in cui si reca, e se ne innamora, ricambiato, ma la situazione si complica quando si ritrova a essere in debito verso persone poco raccomandabili.

L'ambiente partenopeo mostrato da Stefano Incerti in questo film racconta di un mondo sotterraneo, lontano dai colori e dalle immagini da cartolina cui si è abituati. La regia è decisa e ruvida, con una fotografia spenta, quasi plumbea, ma il lungometraggio ha degli evidenti limiti: la trama pecca nel suo sviluppo, con dei dialoghi ridotti all'osso, per cui la narrazione è affidata a (poche) azioni ridondanti e a Toni Servillo, imprigionato in un ruolo a lui fin troppo familiare e piuttosto esasperato. Nel complesso il ritratto di umanità disperata e miserabile offerta dal protagonista colpisce e si fa ricordare ma il film paga lo scotto di non aver osato tentare strade più coraggiose, non distinguendosi particolarmente per originalità. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto Film Festival.
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