Dopo la morte dell'amico e collega Frankie (John Bishop), vittima di un attentato a Baghdad, il contractor – sorta di mercenario contemporaneo al soldo di compagnie private – Fergus Molloy (Mark Womack) decide di indagare meglio le dinamiche della faccenda. Scopre dei retroscena agghiaccianti sulla squadra di Frankie e, contestualmente, s'innamora della di lui vedova (Andrea Lowe).

Confusionario, farraginoso e retoricissimo esempio di come (certo) cinema di Ken Loach sia incapace di evitare riferimenti a pietismi e a un garantismo morale francamente intollerabile. Ogni azione del protagonista – e sia isolata, dal marasma di difetti, l'intensa performance di Mark Womack – è piegata al presuntuoso volere di un film tronfio, saccente e reazionario, figlio di un loachismo ormai obsoleto e incancrenito che ne opprime e ridicolizza le fondamenta. Sceneggiatura del fidato Paul Laverty, all'undicesimo film con il regista, e fotografia di altissimo livello firmata da Chris Mengen, che aveva debuttato come director of photography proprio con un lungometraggio di Loach, Kes, del 1969.
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