Durante la Seconda guerra mondiale, in Ungheria, una madre disperata (Gyöngyvér Bognár) lascia i suoi figli (András Gyémánt e Lászlo Gyémánt) dalla nonna (Piroska Molnár), una donna austera, aggressiva e sadica. L'unica compagnia per i due ragazzi è un diario in cui annotano emozioni ed esperienze.

Paesaggi desolati, cupi, tristi. Con la neve che scende lenta, e incurante del sangue che scorre sotto i bombardamenti del conflitto mondiale, mentre una voce narrante scandisce le pagine del diario in cui, attraverso gli occhi non più innocenti dei due bambini protagonisti, si raccontano le crudeltà disumane della guerra, riflesse in un contesto famigliare problematico. Tratto dall'omonima prima parte dello splendido romanzo di Ãgota KristÏŒf La trilogia della città di K.; ma, se la pagina scritta è asciutta e senza fronzoli, la pellicola di János Szász è più furbetta nel tentativo di emozionare a tutti i costi. La vicenda viene enfatizzata eccessivamente e la poesia del testo di partenza si riscontra soltanto a tratti. Qualche sequenza (almeno nella prima parte) funziona, ma si poteva davvero fare di più con una base letteraria di tale portata. Un'occasione sprecata.
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